Tre film

I 3 film maestri, ai quali attribuisco il fascino di una narrazione scorrevole e allo stesso tempo densa di molteplici interpretazioni, sono:

Ciascuno di loro si presta a molteplici richiami teorici, di cui in diversa maniera sono emblematici esempi.

Molti altri film, qui esclusi, preziosi anche per possibili riferimenti in aula, possono essere spunti per sviluppare discussioni, esemplificare teorie. Ogni narrazione  può essere letta in modo diverso a seconda degli “occhiali”, ossia dei diversi “a priori” utilizzati nella decodifica dei significati che porta. Ho scelto di parlare di questi tre film maestri  perchè datati e abbastanza famosi per esser stati visti da molti. Questi presupposti  mi facilitano nel presentare di seguito alcune “sorprese interpretative” che ciascuno di loro – proprio come ogni vero maestro – sapientemente  racchiude e disvela.

 

LA PAROLA AI GIURATI, film maestro in capacità persuasoria

ll film inizia in un tribunale americano, al momento che i giurati devono decidere in merito alla possibile colpevolezza di un ragazzo di colore accusato di omicidio. Se i dodici giurati lo considereranno colpevole, il ragazzo sarà condannato a morte. Nella stanza dove si ritrovano i dodici uomini solo uno mette da subito in dubbio la colpevolezza del giovane, e poco per volta, con sapiente gestione di osservazioni, domande, silenzi, appropriate proposte di votazioni e altre interessanti strategie, il protagonista convince gli altri, uno ad uno, della possibile innocenza dell’imputato. È un film da vedere – e rivedere- volendone cogliere gli aspetti strategici: che cosa fai quando vuoi persuadere qualcuno? Gli spieghi come deve pensare (implicito che io ho ragione e tu hai torto), o lo ascolti e indichi problemi e aspetti da questi trascurati nella propria narrazione? E poi lo sviluppo delle interazioni, i cambiamenti di equilibri,  gli sguardi, le posture dei diversi personaggi, gli spostamenti nella sala (per chi non lo avesse visto: il film girato in bianco e nero si svolge interamente in una stanza)… Guardiamo questa pellicola osservando questi aspetti, e chiediamoci se non è davvero così, con la competenza, il rispetto umano e la pazienza del protagonista che vorremmo gestire le situazioni per noi più difficili.

L’ATTIMO FUGGENTE, film cattivo maestro per mancanza di cura

Volutamente provoco nell’identificare cattivo maestro l’insegnante protagonista del film, considerato dai più paladino di libertà e apertura mentale. Questo film mi dà l’opportunità di evidenziare quanto siano importanti anche gli esempi di cattivi maestri, sempre se li sappiamo riconoscere come tali, e da questi imparare a comportarci diversamente. Che succede se penso di poter introdurre un cambiamento in un’organizzazione senza considerarne valori e pratiche? L’insegnante, desideroso di introdurre proposte didattiche innovative in una scuola tradizionale inglese, non si cura del contesto nel quale si muove. Convinto di fare il bene dei ragazzi nel trasmettergli idealità nuova, li porta a sviluppare desideri di libertà ed emancipazione che la stessa scuola e i genitori che l’ hanno scelta per i propri figli non apprezzano e non vogliono. In questo ambiente le incomprensioni tra i professori e il protagonista non tardano a definirsi in modo molto netto, e ciò senza preoccupare quest’ultimo, che anzi sembra quasi compiacersene. Ancora più grave mi pare la sottovalutazione da parte del protagonista dei conflitti interiori nei “suoi” ragazzi, incapaci di gestire le loro nuove emozioni in una situazione problematica esasperata dal desiderio di urgente autonomia. Questo conflitto interiore tra ubbidienza al potere costituito (famiglia e scuola) e libertà individuale non è sostenibile dai giovani più sensibili ed emotivi, impreparati ad affrontare un tale dilemma, e il suicidio di uno e l’allontanamento di un altro studente -oltre che dell’insegnante- sono prova lampante del fallimento del nuovo progetto educativo. Da non sottovalutare il certo arroccamento della struttura scolastica sui propri valori a seguito di questo drammatico evento. Purtroppo anche la storia insegna che ogni progetto di rinnovamento, pur nobile negli intenti, se non viene accompagnato con cura nei modi e nei tempi, rischia il crollo per mancanza di radici. Come un fiore reciso. Bello, ma presto, troppo presto, muore.

IL FAVOLOSO MONDO DI AMELIE, film maestro in strategia creativa

La protagonista trova casualmente alcuni giocattoli nascosti da un bimbo tanti anni prima e decide di riconsegnarli al legittimo proprietario, ormai adulto. Amelie rintraccia l’uomo,e gli fa ritrovare la “cassetta del tesoro” in una cabina telefonica. Dapprima sorpreso, con questi giochi tra le mani, l’uomo ritorna con la memoria alla sua infanzia, e si trova a riconsiderare il presente con maggiore indulgenza e umanità. Da quel momento Amelie decide di occuparsi “per il bene” degli altri, e sviluppa piccoli ma concreti cambiamenti tra i rapporti insoddisfacenti di diverse persone a lei vicine: la tabaccaia e un assiduo cliente del bar nel quale Amelie lavora; il garzone del fruttivendolo e il suo padrone; il nanetto viaggiatore e suo padre; l’uomo dalle ossa fragili alle prese con il suo isolamento. Il concetto della solitudine esistenziale e il suo superamento grazie alla relazione autentica con l’altro è il tema che fa da sfondo a tutto il film. Film favola, metaforico e poetico, apre diversi spunti sui temi della responsabilità individuale, del darsi obiettivi non banali, del peso del pregiudizio, dell’inganno, autoinganno e disinganno, dell’importanza della creatività, della fantasia e del sogno, della speranza in questa vita, e molti altri. Non ultimo per importanza l’elemento autobiografico e della profezia che si auto avvera. Tutto costruito con grande leggerezza. Io penso che questo film piacerebbe ai miei maestri persone, e anche agli autori dei miei maestri libri, perchè in questo film c’è qualche cosa di ciascuno di loro. Che ne pensate? Guardare per credere.

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